Con il claim “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”, L’Esposizione Universale del 2015 di Milano si propone di aprire un tavolo di dibattito e di cooperazione globale tra tutti i paesi partecipanti, al fine di elaborare strategie condivise che permettano di assicurare a tutta l’umanità un’alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile. Una sfida ambiziosa resa cocente dai preoccupanti dati sulla contrazione delle terre coltivabili, a causa dei cambiamenti climatici, e della sempre più intensa urbanizzazione, che si confrontano con la previsione secondo cui, entro il 2050, la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di individui.
La necessità diviene quindi quella di trovare un giusto equilibrio fra l’esigenza di sfamare sempre più persone e il rendere sempre più produttive le aree coltivabili, grazie all’uso di moderne tecnologie. In parallelo urge promuovere lo sfruttamento su larga scala di fonti di energia rinnovabili, a tutela del pianeta e delle sue risorse, ma è anche necessario promuovere la consapevolezza su questi temi, in modo da incentivare pratiche di coltivazione e di consumo del cibo che, evitando sprechi, tutelino la salute degli individui. In questo consiste l’eccezionalità dell’Expo di Milano, rispetto a tutte quelle che l’hanno preceduta. Un lascito immateriale, invece che architettonico, profondamente innovativo. Nella storia delle Esposizioni Universali, cominciata simbolicamente nel 1851 con quella di Londra e con il Crystal Palace di J. Paxton come emblema della trionfante modernità, e proseguita con la Torre Eiffel dell’Expo di Parigi del 1889, è la prima volta che un’Esposizione non mira a lasciare un simbolo architettonico ma un’eredità di strategie per il futuro.
L’area di 1,1 milioni di metri quadri scelta per la manifestazione si colloca a Rho-Pero, a nord est della città, in corrispondenza del Polo della Fiera Milano inaugurato nel 2005, riqualificando un’ampia porzione di terreno in precedenza occupata da strutture industriali. Fra le opere preliminari all’Expo rientra anche la realizzazione di una nuova Centrale Elettrica, al di fuori del sito e l’abbattimento dei tralicci dell’alta tensione e il loro l’interramento, con lo scopo di ridurre le radiazioni elettromagnetiche.
Il masterplan, elaborato da un gruppo di architetti internazionali nel 2010 sullo schema urbanistico delle città romane, è costituito da un Decumano di 1,7 chilometri, largo 36 metri, diretto dalla periferia verso il centro città, su cui si allineano i lotti destinati ai padiglioni self built, e da un Cardo che, con una lunghezza di 350 metri, si dispone perpendicolarmente, per accogliere i padiglioni delle regioni italiane. Questo sistema viario di facile lettura rappresenta simbolicamente l’incontro tra il mondo (Decumano) e l’Italia (Cardo), che avviene fisicamente nella piazza Italia.
Un sistema di tende in PVC riciclabile, sorrette da 420 pali alti 12 metri, copre questi viali, offrendo un importante contributo alla climatizzazione dell’area. A questa contribuisce anche il canale che, circondando completamente il sito, assicura anche una preziosa risorsa idrica per l’irrigazione del verde. I 12.000 alberi d’alto fusto e gli 85.300 arbusti, cui si aggiungono piante acquatiche e piante erbacee, costituiscono un sistema paesaggistico che al termine della manifestazione potrà essere un tassello importante della riqualificazione dell’area. Le acque del canale derivano dal Canale Villoresi, aperto nel 1890 per irrigare l’alta pianura lombarda e alimentano anche il Lake Arena, un bacino circolare di 90 metri di diametro, che si colloca, come punto di riferimento scenografico e visivo, all’estremità nord del Cardo. La presenza dell’acqua e il suo collegarsi al sistema idrico storico crea un legame simbolico non solo con la produttività lombarda, agevolata da una rete di canali navigabili che, passando per Milano, collegavano la Svizzera all’Adriatico, ma si collega anche con il ruolo fecondo dell’acqua, risorsa imprescindibile per il pianeta. Attraverso vasche di fitodepurazione l’acqua piovana viene poi restituita alle campagne per scopi irrigativi.
Il collegamento del sito con la preesistente infrastruttura avviene attraverso le autostrade A8 e A4; attraverso la metropolitana e il treno (ingresso ovest), con corse appositamente potenziate e con un sistema di passerelle ciclopedonali a scavalco dell’autostrada, per il collegamento con Cascina Merlata (Villaggio Expo) e con l’ingresso ovest Fiorenza.
Il masterplan del sito contempla diversi luoghi destinati a spettacoli: l’Expo Center, con auditorium per 1500 persone e performance area (estremità ovest del Decumano), l’Open Air Theatre, con una capacità di 11.000 persone, per manifestazioni e cerimonie all’aperto (estremità sud del Cardo) e l’area intorno al Lake Arena che con una superficie di
28.000 metri quadri parzialmente alberata sarà il più grande spazio aperto per eventi, giochi d’acqua e pirotecnici, con una capacità di 20.000 spettatori. Sul lato verso la città, la Collina Mediterranea chiude visivamente il Decumano offrendo un punto panoramico sul sito.
In linea con le tematiche della manifestazione, le strutture di servizio, collocate lungo il Decumano, sono state interamente realizzate, con una veste ben riconoscibile, in legno proveniente da foreste certificate. Materiale rinnovabile e a basso impatto ambientale, facilmente smontabile, grazie all’uso di sistemi prefabbricati. Questi edifici, destinati a essere smontati dopo Expo, si affacciano sul Decumano con una “parete d’acqua” che contribuisce a raffrescare in modo naturale gli spazi aperti. Gli spazi destinati ai Padiglioni self built sono lotti rettangolari affacciati sul Decumano che sottostanno ad alcune regole: il mantenimento del 50% dell’area di pertinenza come spazio aperto, attuando una serie di strategie per facilitare l’accesso del pubblico e minimizzare i tempi di attesa; il contenimento dell’altezza dei padiglioni entro la soglia dei 17 metri e, soprattutto, una progettazione secondo criteri di basso impatto ambientale, con edifici temporanei, riciclabili, sostenibili, che tengano conto del ciclo di vita dei materiali impiegati.
Elemento di novità assoluta dell’Expo 2015 di Milano è l’introduzione dei Cluster: raggruppamenti di padiglioni destinati a Paesi che non sono in condizione di realizzare un proprio padiglione. I paesi non sono raggruppati per aree geografiche ma per identità tematiche o per filiere alimentari e sono accompagnati da spazi per eventi e da mostre fotografiche.
In tutto i Cluster, composti da 43 edifici (31 in legno e 12 in acciaio, con una superficie totale di 36.650 metri quadrati) sono
9: Riso; Cerali e Tuberi; Frutta e Legumi; Spezie; Cacao; Caffè; Mare e Isole; Bio-Mediterraneo; Zone Aride.
All’interno del progetto sono state definite 4 aree tematiche, ciascuna interpretata da un curatore, dedicate all’interpretazione che Expo ha dato al tema della manifestazione: il Padiglione Zero, il Future Food District, il Children Park, il Parco della Biodiversità. A queste se ne aggiunge una quinta, allestita a Milano, alla Triennale, con la mostra Art&Food.