Il biotech è donna

L’associazione Women & Technologies e il ruolo da prendersi nella scienza. Un convegno

di Paola Bulbarelli 

Non c’è donna che non pensi di poter manovrare una gru, fare il falegname, il chirurgo, il capitano di nave o il pilota. Anche senza avere il famoso “fisico adatto”. Non c’è donna che non riesca a farsi largo nei settori più “maschili”. Chi ha dei dubbi si rivolga a Gianna Martinengo, un curriculum lungo come un’enciclopedia, imprenditrice, pioniera del digitale. Applica la sua filosofia “Inspired by user, driven by science” agli ambiti della ricerca e del business, dell’innovazione tecnologica, dell’empowerment al femminile. Ha ideato e fondato ed è presidente di DKTS, così come di Women & Technologies, associazione che promuove tra le altre iniziative “Ready4Future: new jobs for the future”, iniziativa, arrivata alla 19esima edizione, dedicata ai giovani, per orientarli ai mestieri della scienza e del futuro, avvicinarli alle realtà di eccellenza presenti sul territorio nazionale ed internazionale. Cavaliere della Repubblica e insignita dell’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano, “modello milanese di intraprendenza al femminile”. Come ovvio, si occupa di donne, quelle tecnologiche, le scienziate, le ricercatrici. “L’associazione si occupa di donne di talento – spiega al Foglio – Ero presidente del Terziario innovativo di Assolombarda, unica donna presidente di un settore merceologico che rappresentava 2.550 imprese, quando mi resi conto che bisognava stereotipi che volevano le donne non portate per certi mestieri tecnico scientifici. Sentivo dire che le donne non capiscono di tecnologie. Ma ero convinta che le competenze cosiddette ‘deboli’, umanistiche, sarebbero diventate cruciali in un’era di trasformazione digitale.

 

Il progetto nasce nel 1999 e l’associazione nel 2009. Tra le tante attività ci sono la condivisione e lo scambio di esperienze e competenze negli ambiti della tecnologia, innovazione sociale, sostenibilità, inclusione, capitale umano, competenze, life science, arte, cultura, creatività, gender gap. Ultimo impegno, “Le donne nel biotech della salute: un lungo viaggio attraverso scienza, clinica, imprenditoria e mercato” che ha visto relatrici di grande fama. Il convegno, promosso da Women&Technologies con Associazione farmaceutici industria (AFI) e i dipartimenti di Scienze farmaceutiche e di Scienze farmacologiche e biomolecolari dell’Università Statale di Milano è un focus sul ruolo delle donne in un settore d’eccellenza del nostro paese, quello del biotech.“Hanno partecipato scienziate, ricercatrici e imprenditrici. Le nostre iniziative devono toccare tre esigenze: le professioni del futuro, il mondo della ricerca e dell’impresa, la divulgazione dei risultati della ricerca a tutti i cittadini. Sono anni che sostengo che se i ricercatori non fanno lo sforzo di divulgare è difficile che le imprese medio piccole, consulenti e media vengano a conoscenza delle scoperte. Non è solo ricerca e didattica ma deve essere condivisione con il mondo intero, in modo comprensibile, dal ragazzo al novantenne altrimenti non si crea quella cultura necessaria per una cittadinanza attiva. Le persone si spaventano a leggere che arrivano i robot, che c’è la intelligenza artificiale, si ha paura di ciò che non si conosce.

 

Oggi si parla tanto dei pagamenti con carte di credito ma sono ancora molti quelli che non le usano per il timore che i dati personali vengano rubati. Senza informazioni non si progredisce. Da questo punto di vista Milano è avanti perché qui c’è di tutto e si fanno molte attività”. L’associazione, per l’evento organizzato all’Università degli Studi, ha scelto di trattare il tema delle biotecnologie legate alla farmaceutica e alla salute. “Con i nuovi farmaci rappresentano un campo tra i più innovativi e in grado di rispondere a una domanda di cura per patologie irrisolte con i farmaci tradizionali. Dalla ricerca all’industria e al mondo delle istituzioni, le donne sono tra i principali attori in contesti altamente innovativi perché portatrici di un approccio interdisciplinare indispensabile lungo tutta la filiera di sviluppo di nuovi farmaci e nuove tecnologie. E sempre più oggi si parla di integrazione tra scienza dell’informazione e scienza della vita, questo fa capire quanto le competenze debbano evolversi in questi due settori. Le donne possono dare un contributo straordinario al mondo della scienza, come a quello dell’impresa e alla società civile”.

 

Con un’ultima, cruciale annotazione: “La ricerca è avanzatissima nel settore biotech e grandi industrie farmaceutiche e multinazionali sarebbero pronte e a investire nel nostro paese ma manca il contesto e va tutto a vantaggio dell’estero. In pratica, ospedali vecchi non sarebbero pronti a ricevere macchinari di ultima generazione senza dimenticare che manca la formazione dei tecnici di laboratorio”.

 

Fonte: https://www.ilfoglio.it/societa/2019/10/06/news/il-biotech-e-donna-278204/

Il Foglio Quotidiano
03 Ottobre 2019